Ieri 12 novembre 2012 si è tenuto il primo confronto tra i candidati a rappresentare il partito democratico alle prossime elezioni politiche. Matteo Renzi, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Bruno Tabacci e Laura Puppato si sono misurati sui temi più caldi ed urgenti per il nostro paese: dall'economia, in primis, al lavoro, dall'Europa alle riforme sociali proponendo ognuno la sua
visione politica di questo poliedrico e quanto mai variegato centro sinistra. Tabacci, che alle spalle ha una carriera all'interno della DC e poi nell'UDC di Casini ha poco a che fare, in effetti, con l'ex di "rifondazione" Vendola il quale allo stesso modo è distante dalla politica fortemente finanziaria di Renzi e quella conservatrice di Bersani, bandiera del vecchio PCI. Infine la Puppato è piuttosto una novità nella politica italiana: sindaco di Montebelluna dal 2007 al 2011 fu premiata da Beppe Grillo come primo cittadino modello che dovrebbe confermare ora la sua competenza.
A mio modesto avviso il confronto mi è parso una grottesca
"scimmiottata" di quelli americani, non che si sia tenuto dentro lo
studio di X Factor centri qualcosa (format ugualmente made in USA) ,
ma quando si prova a prendere a modello gli Stati Uniti d'America non so
perchè si fa sempre una pessima figura o almeno personalmente la
scenografia mi ha lasciato fortemente disorientato. Temo che non abbiamo
nè i mezzi economici ma nemmeno i personaggi adatti per ricreare quel
clima di trasporto, entusiasmo e partecipazione che abbiamo di recente
visto negli States.
Tralasciando l'aspetto puramente organizzativo mi sono sembrate scadenti
sia le domande dei conduttori che le risposte dei candidati spesso e
volentieri sul vago e "politichese" e alle volte del tutto simili alle
promesse impossibili di stampo berlusconiano come quella fatta da Renzi
che ha affermato, nel caso fosse eletto, di ridurre i ministeri a 10.
Tutti d'accordo,in campagna elettorale, sull'abbassamento delle tasse al
ceto medio ma bisognerebbe vedere come poi far entrare quei soldi da
un'altra parte: Bersani pare deciso fortemente a tassare i grandi
patrimoni, provvedimento molto popolare ma difficile da far approvare
per la forte pressione politica che hanno le famiglie italiane più
preminenti. Sull'Europa anche tutti d'accordo come sulla riforma della
riforma Fornero, sulla Fiat e per non parlare del taglio ai
finanziamenti pubblici ai partiti dei quali Renzi ne farebbe
addirittura a meno. Mentre c'è qualche divergenza, come c'era da
aspettarsi, sul capitolo diritti civili e in special modo sulle unioni
gay: tutti favorevoli ma solo Vendola approverebbe anche l'adozione.
Senza essere una coalizione il PD pare che lo sia e se mettessimo nel
calderone anche Casini verrebbe fuori un bel "pastiche". Mi dispiace ma
sono dell'idea che se anche il PD dovesse riuscire a raggiungere, cosa
improbabile, il 42.5 % dei voti stabilito dalla legge elettorale per
avere il premio di maggioranza non riuscirebbe ugualmente a governare a
causa di queste continue e forzate unioni tra esponenti politici così
divergenti tra loro che da sempre hanno prodotto all'interno del centro
sinistra contrasti inconciliabili.
L'ultima constatazione
che mi ha lasciato veramente di stucco e sulla quale vorrei che tutti
riflettessero è la risposta che Vendola ha dato quando gli è stato
chiesto quali fossero le sue personalità di riferimento. Da Nilde Iotti
per la Puppato a Nelson Mandela per Renzi da un poco probabile ma
plausibile Giovanni XXIII per Bersani a un banale De Gasperi per
Tabacci non riesco a capacitarmi, però, come Nichi Vendola possa avere
citato, non tanto per la persona in sè ma quanto per la sua distanza
intellettuale, il cardinale Carlo Maria Martini.
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