giovedì 13 dicembre 2012

Terremoto: Paura e Prevenzione in Giappone (e in Italia?)

   Venerdì scorso il Giappone è stato colpito da un terremoto di magnitudo 7.3 il quale fortunatamente non ha riportato conseguenze in termini di vite umane.
   Fortunatamente. Questa è la parola che mi è capitato di leggere o sentire e voglio quindi scrivere 2 righe per spiegare che la fortuna non c’entra niente, il merito è tutto umano e si chiama prevenzione.
   Prima di dare informazioni su quello che è il sistema di prevenzione giapponese credo sia tuttavia necessario far comprendere bene i numeri in gioco, quindi quanto sia stato forte il sisma e perché è così straordinario che non abbia riportato danni enormi.


   Come già detto il terremoto è stato
di magnitudo 7.3 della scala Richter. Tale scala misura l’energia liberata dal terremoto nel punto di frattura e cioè nell’ipocentro (l’epicentro invece è il punto sulla superficie corrispondente al punto di frattura). E fino a qui tutto va bene, ma come è correlato il numero ML (magnitudo locale) all’energia sprigionata?
   Il numero che leggiamo dipende dall’oscillazione massima (massimo spostamento in millimetri rispetto alla traccia di zero), registrata da un sismografo a torsione durante il sisma ed è un logaritmo in base dieci. Questo cosa vuol dire? Che la differenza tra un valore ed il suo successivo non è di 1 ma di 10, poi di 100 e così via.
L’energia è invece correlata all’oscillazione, o meglio, all’ampiezza di oscillazione del sismografo come la radice quadrata del valore dell’ampiezza elevato al cubo, e cioè:

E = A(3/2) = (10ML)3/2

   Questo vuol dire che la differenza tra un valore ed il successivo nella scala Richter, in termini di Energia rilasciata, è 31.6, tra due valori è di circa 1000 e tra 3 valori di circa 31mila volte. Un energia rilasciata DOPPIA corrisponde quindi ad un aumento sulla scala di 0.2
Giusto per fare una stima, il terremoto dell’Emilia del 2012 è stato di magnitudine 5.8, quello dell’Aquila del 2009 di 6.0, quindi precisamente il doppio in termini di energia rilasciata.
Quello di questo venerdì in giappone è stato quasi 100 volte superiore, sempre in termini di energia rilasciata.
   Ora risulta più chiaro il perché bisogna stupirsi di come questo terremoto non abbia provocato danni enormi in termini di edifici e vite umani e andare quindi a guardare i sistemi di prevenzione usati nel paese del Sol Levante, magari per prenderne spunto e non dare quindi in futuro la colpa al fato, alla sfortuna o magari anche ai geologi.



Alcuni accorgimenti per rendere antisismico un edificio in muratura

Primo e più banale metodo di prevenzione è la costruzione di edifici antisismici e già da qui, purtroppo, si iniziano a vedere le differenze con il nostro “Bel Paese”. Infatti, per poter costruire in modo adeguato servono principalmente due cose, una mappa sismica aggiornata del territorio e delle leggi che obblighino chiunque costruisca o voglia produrre in un’area sismica ad assicurarsi che l’edificio sia in grado di sopravvivere alle scosse previste.
   Già, previste. Perché purtroppo, anche se non possiamo prevedere i terremoti con precisione, possiamo fare ottime stime a lungo termine. In Giappone, ad esempio, hanno stimato una probabilità pari al 70% nei prossimi quattro anni e al 98% nei prossimi 30, che un terremoto di grado 7 colpisca l’area metropolitana di Tokyo.
   In Italia sappiamo con certezza che alcune zone sono altamente sismiche e che quindi dovremo aspettarci terremoti nei prossimi 10-50 anni (Sicilia e Calabria in primis), ma prima di tutto gli studi non vengono portati avanti nel modo dovuto e in secondo luogo non viene effettuato nulla per mettere in sicurezza le aree. Ci si limita semplicemente a sperare che succeda il più in là possibile.

Mappa del rischio sismico globale. L'italia è Arancione rossa: rischio medio-alto

   Ma la costruzione non è che il primo e più basilare sistema di prevenzione. Un altro sistema che permette di ridurre i danni è quello di evitare la paura e quindi il caos successivo all’evento. In Giappone tutti sanno ciò che bisogna fare dopo il verificarsi di un terremoto, in casa si ha il necessario alla sopravvivenza in previsione di una scossa, questo soprattutto grazie all’educazione alla prevenzione e alle esercitazioni che, fin da bambini, i giapponesi sono abituati ad affrontare.
   Questo non significa che i cittadini giapponesi non abbiano paura del terremoto, tuttavia sono sicuramente più consapevoli e capaci di convivere con questo evento naturale proprio perchè lo conoscono e lo affrontano nel migliore dei modi possibili. Ci siamo stupiti delle persone in fila ordinata e apparentemente senza paura dopo lo tsunami del 2011. Non sono robot, ma persone consce della gravità di quello che sta succedendo, che non si lasciano prendere dal panico proprio perchè non gioverebbe a nessuno in una situazione di caos e disagio come quella di una grande calamità.


   La cosa che tuttavia mi ha stupito di più dei sistemi di prevenzione è la seguente:
qualche minuto prima dell’arrivo della scossa viene diramato un allarme generale, e non solo con sirene radio o tv come nel caso di attacchi aerei, ma anche attraverso internet ed avvisi sul cellulare, capaci di arrivare gratuitamente ad ognuno (chi di noi non ha un cellulare?) e di suonare anche nel caso in cui il cellulare sia spento, come accade per la sveglia.
Ogni abitante è quindi avvisato con un certo anticipo (da pochi secondi a qualche minuto) dell’arrivo della scossa. Questo può sembrare poco, ma unito ad edifici antisismici fa si che ci si possa mettere al riparo in una zona di sicurezza (ad esempio se si sta su una scala si può scendere, se si sta cucinando si può spegnere il gas) e soprattutto si può eliminare l’effetto sorpresa e quindi parte del panico.
L’avviso non si limita qui, in quanto è utile anche a treni, autoveicoli e soprattutto ascensori, i quali si fermano immediatamente al piano più vicino permettendo alle persone di uscire.



Descrizione del funzionamento del Earthquakes Early Warning Giapponese

   Mi sembra doveroso spiegare come sia possibile “prevedere” la scossa se ho confermato che non è possibile prevedere un terremoto. Questa conoscenza non è infatti una previsione del terremoto ma una sua misura istantanea (o quasi). Durante un terremoto si generano infatti delle onde sismiche. Alcune di esse sono molto veloci e vengono infatti chiamate “onde preliminari” o onde P.
   Queste possono quindi essere rilevate dai sismografi con un certo anticipo, e, se lette da 2 o 3 apparecchi possono essere usate per calcolare una prima approssimazione dell’area in cui è avvenuto il terremoto e della sua forza. Se questa forza è superiore ad un tot viene diramato un allarme generale nel modo descritto sopra.

   Questo per cercare di dire che è vero, non possiamo prevedere un terremoto né considerarci totalmente immuni dai suoi effetti, ma possiamo E DOBBIAMO cercare di ridurre i danni al minimo. E questo si fa a livello legislativo, con leggi più severe sulle modalità di costruzione, a livello politico, dando fondi e non tagliando gli istituti destinati alla ricerca sul territorio, facendo sì che possano agire così come agiscono egregiamente in giappone ed infine educando la popolazione, perché la prevenzione parte anche da noi.

   Giusto per curiosità, il terremoto in Giappone del marzo 2011 è stato di magnitudo 8.9, cioè circa TRENTUNO MILA volte più potente, in termini di energia liberata, di quello dell’Abruzzo!

Altre info su terremoti e loro prevenzione

http://www.jma.go.jp/jma/en/Activities/eew1.html
http://www.scientificast.it/?p=484
http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_Richter
http://marco-casolino.blogspot.it/2012/12/telefonini-terremoti-giapponesi-e.html?spref=fb

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