Ormai da molto tempo e in molti dei suoi comizi Beppe Grillo ribadisce la disastrosa situazione economica dell'Italia che io vi voglio esporre qui di seguito. La teoria è interessante quanto catastrofica ed è purtroppo confermata da alcuni economisti.
L'Italia è già fallita. Questa è l'affermazione base da cui partire. Secondo Grillo, in questo caso, l'Europa e in particolare la Germania e la Francia (o meglio le loro banche ) hanno voluto fortemente Mario Monti alla guida dell'esecutivo italiano con un solo e unico obiettivo: recuperare i crediti che l'Italia deve saldare a quest'ultimi per poi essere lasciata morire (economicamente). Ovvero l'nteresse della Francia e della Germania di non far fallire l'Italia e di conseguenza il plauso dell'Europa intera per le nostre eroiche sofferenze in materia fiscale è dovuto, in primis, al recupero del denaro delle banche creditrici e poi ad una stabilità economica europea che con il default italiano sarebbe entrata veramente in crisi.

Assodato che la situazione economica italiana sia altamente critica però non è così apocalittica come la vede Grillo a dire di altre teorie economiche. Il concretizzarsi del default nel momento in cui Mario Monti lascerà definivamente la guida del paese però resta un'ipotesi molto probabile poichè l'Italia è profondamente sconvolta da una crisi politica e morale che a mio parere e ben più grave di quella economica. L'instabilità politica e la lentezza legislativa del nostro paese gravano fortemente sulla crescita e sullo sviluppo di quest'ultimo e la prossima legislatura si troverà, secondo gli odierni sondaggi, a non trovare la benchè minima possibilità di governare il paese a causa di una legge elettorale che non dà sufficiente potere al vincitore delle elezioni.
Il motivo per cui alcuni poteri forti italiani come la Chiesa e gli industriali vogliano una seconda legislatura Monti è proprio per questo.
Probabile invece, vedendola dalla prospettiva di Grillo, che non abbiamo ancora finito di restituire i soldi alle banche francesi e tedesche!
Ancora più eccezionale e straordinaria sarebbe la misura adottata dal M5S nel caso dovesse essere scelto dagli italiani a guidare il nostro paese: uscire dalla moneta unica subito. Una scelta assai coraggiosa che comporterebbe anni a anni di sacrifici, una netta inferiorità nel potere di acquisto rispetto alle altra potenze mondiali oltre che a una difficile economia di importazione. Ma tale espediente non è del tutto un'ipotesi negativa. Uscire dall'Euro non vuol dire uscire dall'Europa. Certo non vantiamo una produttività e una crescita pari all'Inghilterra o ai paesi scandinavi i quali undici anni fa, fin dal principio, decisero di non adottare la moneta unica. Perciò, per quanto riguarda nostra nazione, i fattori da calcolare nelle conseguenze di questa scelta sono davvero molti e variabili.
Ad avallare e confermare questa tesi, però, Grillo trova a suo sostegno un luminare dell'economia, il premio nobel Paul Krugman il quale si scaglia contro le politiche di austerità e il taglio alla spesa pubblica impartite dalla BCE; e non è il solo a sostenere questa eventualità (vedi l'economista statunitense Nouriel Roubini).
Il leader del M5S, perciò, non è proprio uno sprovveduto in materia a quanto pare, e anche la tesi più ardita e la più attaccata del suo programma elettorale, quella economica, trova delle solidissime fondamenta e consensi di altissimo livello.
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